allo specchio

Fino ai miei primi tre anni di vita non ricordo di avere conosciuto il mio volto se non per l'intuizione che i tratti somatici trasferiscono al profondo dell'io, la loro coincidenza assoluta con la personalità di ognuno. A volte sfioravo, nel buio, il mio viso di bambina, afferrando con le mani i miei lunghi capelli lisci come per proteggermi dalla notte. Un giorno, senza la presenza attenta della signorina che si occupava di noi, montata su una seggiola, mi sono trovata davanti uno specchio tondo, la cornice verde pisello adatta alla camera "delle bambine". Per la prima volta mi sono riconosciuta, ho intravisto in quel breve lampo la rivelazione di un volto unico, amico, il mio, il volto della mia vita, il volto/me, con lo sguardo triste, curioso, dove c'era già tutta la mia esistenza, le mie età future, c'era Maria Gloria tutta intera, la stessa che attraverso gli anni, ogni giorno, vedo nello specchio del mio bagno, poche le differenze e non essenziali, la mia storia era già trascritta nell'espressione e nelle tracce del mio volto, il coraggio e le debolezze, la trasparenza dell'anima che, da fanciulla, non conosce ancora alcuna opacità e, destino fatale, nel mio volto di bambina c'erano già volti dei miei figli, la promessa della loro venuta. Un'apparizione fugace, il tempo di un breve sguardo, un intravedermi che non dimenticherò, é stato il disvelamento, l'appropriazione di me tutta intera, del mio aspetto che fino allora avevo solo intuito, il mio essere unica, le qualità, i percorsi di una vita così complessa, è stato riconoscermi/conoscermi e come conoscere nel profondo la storia di tutta la mia esistenza: in quella fugace immagine, nello svelamento narcisistico e fatale che era ed è il me/persona, c'era perfino la mia morte.