DELLA TERRA DEI NOMADI DI LUCIANA ROGOZINSKI

DELLA TERRA DEI NOMADI
Sono della terra dei nomadi 
dei barbari 
delle gemme dure
Sono della terra delle steppe 
cavalco cavalli bardati 
rido con denti scintillanti alzo 
selle d’impuri arabeschi tra i fanghi 
Della terra dei nomadi 
sono 
un’ombra di fuoco fra le dune 
dove il dromedario trasognato puoi gettare al galoppo 
per sabbie vorticose 
e dargli se lo spingi 
bagliori d’incendio nelle mezze lune 
Trovami nella terra dei nomadi 
mentre bagno la punta 
della veste più azzurra nel più gonfio
torrente 
e intorno agli zoccoli sotto la corsa mi rotolano 
pietre e pietre 
Della terra di tutti i nomadi sono e in mezzo ai ghiacci 
bianchissimo risplendo 
sfolgorando fra mute di ardenti latranti 
cani 
Dentro tutte le migrazioni cercami 
cercami fra le strade dei desideri che incalzano 
e nella furia dell’andare sfidano 
la morsa silenziosa del coccodrillo. 
Come si bagna di sangue vedi 
l’immagine 
mentre i compagni la oltrepassano raggiunta la riva
E dunque nella grande corsa trionfante 
non cercarmi ma nell’ultimo 
riflesso 
della luce sul sangue 
dentro il fiume.

Non dimenticarmi mai


Nell'istante della fine senza fine
Il buio ti ha ingoiato
senza un'ultima carezza
e il silenzio ti ha riempito di un vuoto senza fondo,
ma dal tuo nulla e dal tuo mai più
non dimenticarmi mai

poesia del mio nipote Giordano di 10 anni



Autunno, le foglie ingiallite cadono dagli alberi                  
Danzano sulla musica del vento.                                    
E si posano sul terreno.     

A formare un tappeto di foglie gialle e rosse,                
L'albero resta spoglio.             
Ad aspettare la primavera
19/gen/2014 


abbracciami

abbracciami
14/04/13 07:51
Accoglimi nella conchiglia delle tue mani,
è troppo tempo che sono forte
è troppo tempo che sono fragile.
In qualche parte della memoria
dove la speranza è la soglia dell'illusione,
abbracciami

poesia del mio amico alessandro quando aveva 12 anni

Golfo:

Solitudine quadrata,
geometrica.
Perfetta,
perfettamente tagliente.

Assenza consapevole
più puntigliosa del niente.
Niente sfugge,
ha forma sferica
è dolore che riempie.
Questa forma invece
non ha essenza
senza confini
ti chiude dentro sé,
e folle prova
della sua esistenza
è solo il volo
liquido e lontano
di un pezzo di
orizzonte luminoso,
stridente vomitare
di un gabbiano.

Il mare traditore
ti porta via la vita,
illumina le forme,
legittima le ombre,
sopisce ogni ego centrico
“facciamola finita”
lasciando solo l’uomo,
nudo delle illusioni;
soltanto i suoi contorni,
e non le convinzioni.

tutti

siamo rimasti soli
e nemmeno tanto affiatati
su quest'isola di promesse
e senza nemmeno accorgerci
che il tempo passa
portandosi via tutto,
tutti

scivolare pulita

voglio arrivare leggera alla fine,
senza l'illusione dei ricordi
la presunzione delle cose fatte
l'orgoglio delle vittorie
l'amaro delle sconfitte
voglio scivolare nel vuoto
dolcemente,
e con coraggio
allontanare piano
quello che ha fatto di me
me

trovare la tranquillità
per quanto mi rimane
senza vanità né orgoglio,
senza rivalse o nostalgie
voglio tornare senza pesi
nel limbo che ho lasciato
bambina,
per costruire la donna che è stata
che sono
che non può essere
più

leggera, voglio imparare a volare

se avessi saputo

Se avessi saputo, allora, che le pagine sarebbero ingiallite per diventare storia
che le parole sarebbero rimaste testimonianze di un passato,
se avessi saputo che avrei guardato tutto ciò che mi è rimasto
con stupore e meraviglia,
se avessi saputo, allora, di costruire solo dei ricordi,
non avrei saputo vivere.

felicità

ho una voglia febbrile di felicità
quella che ricordo ogni tanto
emozionata per averla vissuta
proprio io

usignolo

la tua presenza
usignolo armonioso
mi ha nutrita
spiga di grano
e di sole
mi ha dissetata
ruscello nascosto
di frescura
mi hanno riscaldato
grandi mani d'amore
con le carezze
che ancora mi sfiorano


quante volte la vita

quante volte la vita mi ha tradito
nel mio ostinato volere
la mia felicità per sempre.
non ho mai acceso una luce votiva
per sedurre la fortuna,
quello che ho avuto é arrivato così
quando mi hai preso per mano
e mi hai portata con te
dalla tua pallida sera
verso la prima alba
dei nostri giorni insieme.
La nostra incandescenza
é rimasta incorrotta,
nei tanti anni passati
dalla tua grande assenza,
ho vissuto senza te,
come un destino da portarsi avanti
una vita da compiersi, comunque.
Ho visto te nei figli, in tutti,
e non sono mai rimasta sola.
se la vita non ci avesse tradito
quella notte di maggio,
caro,
saremmo ancora insieme
con tutti i nostri anni addosso,
accettando sereni oltre la gioia
anche i dolori della nostra storia
e con naturalezza
ci terremmo per mano
e aspetteremmo, nelle dolci albe
l'arrivo della notte,
la nostra
ogni giorno


poesia-riflessione di Pietro, il mio nipotino di 12 anni

Il momento più bello
é la vita

un altro giorno

eccomi, oggi é un altro giorno
e la vita appare ancora
straordinaria

indifferernza

non c'é difesa per l'indifferenza
le parole suonano nel nulla
senza ascolto
senza sguardi
non si esiste più

l'innocenza

per l'innocenza non esiste pietà
ma senza innocenza
si sopravvive nello spreco

come una barca all'ancora

sentire scorrere il tempo,
all'alba,
pacata,
come una barca all'ancora

Quanne nascette Ninno, un bellissimo antico canto natalizio procidano

Quanne nascette ninno a Bettalemme
era notte e pareva miezo juorno.
Maje le stelle lustre e belle
se vedettero accossì
e a cchiù lucente
jett'a chiammà li Magge dall'Uriente

No 'nc'erano nnemmice per la terra
la pecora pasceva co' u lione
co e caprtette se vedette
u liupardo pazzeà:
l'urzo e lo vitiello
e co lo lupo 'ncapace o pecoriello.

Se rrevotaje 'n somma tutt'o Munno
lu cielo, a terra, o mare e tutt'i gente.
Chi durmeva se senteva
'n pietto o core pazzeà
per la priezza;
e se sommava pace e contentezza.

Guardavano le ppecore i Pasturi,
e n'Angelo sbrannente cchiù d'o sole
comparette e dicette:
no ve' spaventate no
contento e riso;
la terra é arreventata Paraviso.

A buje é nato ogge a Bettalemme
du  munno l'aspettato Salvatore.
D'int'i panni o trovarrite,
nu putite maje sgarrà,
arravugliato,
e dinto a lo Presebbio curicato.

quasi bambina

Inseguo la chimera
di una vita senza età
scandita ormai soltanto
dal mio esserci, ora.
ma esisto ogni momento
e sprofondo veloce
nel mio tempo che scorre:
aspetto una carezza
per non vivere da sola,
domani,
l'elementare follia della vecchiaia
per arrivare innocente alla mia fine
io, ormai quasi bambina

la controra

calma calura di cicale
le formiche erranti in processione
tracciano una storia senza fine,
senza refole tra i rami,
i gelsomini profumeranno ormai
soltanto a sera
e le lucertole scappando
smuovono la terra del giardino,
che è rosa come il sole che la inonda
(Il vento vi ha posato della sabbia)
il mare é fermo all'orizzonte,
sono appena le due del pomeriggio

senza memorie

quante volte sono tornata
dentro i miei ricordi
e quante volte son fuggita via
da loro
quante volte ho finto con me stessa
di aspettare il tuo ritorno
a sera
e quante volte ancora
ho giocato con la vita
per mescolare l'ieri e l'oggi
senza riuscirci mai:
la paura di soffrire e di gioire
mi attira e mi respinge sempre,
meglio sarebbe stato
essere nata ieri,
così, senza memoria

se fossi una circassa

se fossi una circassa avrei degli occhi neri
ed il respiro degli uomini sul collo
se fossi una circassa odorerei di mare
ed i miei passi traccerebbero di rosa
la sabbia appena tiepida,
di sera,
così come il serpente
nel suo cesto di ipnosi,
io ballerei, sonnambula,
e tu mi coglieresti l'anima:
non voglio un suonatore che mi incanti,
ma guardami!
il mio nulla è lucente
come l'orgoglio che mi porto addosso
e che mi rende altissima:
non puoi raggiungermi neppure con un grido
non ti rispondo più,
ma nel mio guscio vuoto e senza fondo
l'eco che mi risveglia,
mi trascina fatale verso quel grande nulla
che ormai raggiungerò serena
nel subito che tarda;
se fossi una circassa
io ballerei sonnambula
e tu mi coglieresti l'anima
e il vuoto che mi aspetta qui ogni sera
sarebbe colmo,
ma ormai.

sento ancora

mi sento ancora dentro
una felicità di ragazza
spinta verso l'avventura
che domani
mi sorprenderà di nuovo
come se la luce che mi ha colto
mi fosse ancora addosso,
un abito cucito su misura
un abbraccio di energia e di amore
una consolazione che mi nasce dentro
al risveglio
ogni giorno

emozioni

gonfia di commozioni
la vita mi trascina
come una cometa,
mi ha cosparsa di lapilli di fuoco
e di luce
abbagliandomi
sempre

fatalità

Non mi trascinerai nella tua piccola tana
nemmeno se per destino tu fossi re ed io regina

Come fare entrare l'ombra nel sole?

meglio essere una larva
un giorno mi dischiuderei ed avrei le ali

mancanza

di te mi mancano
le mani creative sul mio corpo
il seme e la saliva
lo sguardo, la tua voce
il cenno intelligente e complice
la sconfinata nostra confidenza,
il sottinteso amore che sempre ci ha intrigato
nel percorso breve della nostra vita
insieme

panarea

senza coscienza
del tuo destino di bellezza
la tua difesa, la sola
sono i tuoi muri bianchi
l’odore
improvviso
dei tuoi rari fiori
l’immensità che raccogli
nella tua gente bella
nella misurata
tua
piccolezza
isola più di tutte
e più sola
la tua ignoranza è più vita
tu sei soltanto Panarea
ma guarda
il tuo mare è immenso
ed è te.

mattina a panarea

panarea ti vedo fresca
presto al mattino
e le tue luci
oblique e rosee
non scaldano ancora.
libera pulita bianca
presto al mattino
isola senza cultura
ferma nell’oggi
resta così-senza rischi
ferma in quest’attimo azzurro
che mi ha risvegliata
fanciulla

arriva

vieni
corri fra le mie braccia brune-
il sole mi ha svegliata
tante volte
senza che tu apparissi
cè una spuma bianca di mare
per noi
c’è, di là dal monte, un’oasi
di uva nera
lo sai?
dalle tue labbra umide
il succo sgorgherà sulle mie dita
corri,
la sera ci coglierà qui
e senza vento sarà la notte
vieni,
tra poco
il gelo mi ricoprirà-
fai presto.

gondola veneziana alla mostra

falchi l’aria
e i muri
e le prospettive
lama veneziana
uscita dal sale
tra questa polvere
malata
tra gente che guarda
e non sa,
che nemmeno si accorge
che qui
non c’è mai stato
il mare.

aspettando gente alle mostre

é qui che sto covando
l’incantesimo
del mio non essere
mai prima d’ora
avevo visto tanto vento
tra foglie tanto verdi
forse essere già polvere
o lumache
o pesci
sarebbe più importante
meno triste
di questo pallido sogno
in cui mi illudo
di esistere
viva

non so amare

non ho provato
a guardarti negli occhi
finchè si chiudessero
senza vento né colori
né colombi né musiche
nelle loro iridi
non ho provato a sfiorarti
piano le mani
finche si chiudessero
senza ricordi nè fiori
né altre mani né nuvole
nel loro palmo
non ho provato ad amarti davvero.

la mia estate

sguardi limpidi e veri
dolci occhi sognanti
nella luna d’agosto.
non sono mai tornata
per piangere
sulle pietre affumicate
del mattino
domani, volendo
anche la pioggia
laverà i tuoi occhi
lacrime dolci della mia estate

quasi estate

dune di sabbia
per le mie gambe invernali
archi di gioia
tesi nello spazio illuminato
tutto resta immoto
eppure lo so.
sta per aprirsi l’estate

la mia collina

non c’è bisogno di dirsi più nulla.
le parole hanno consunto
la superficie delle nostre mani
ed il respiro che non si trattiene
ha coperto di vento le nostre sponde
le cose che fai – le cose che faccio -
senza parole
sono buchi di brina
lasciami andare
io ritorno sulla collina più verde.
lassù ho lasciato me stessa
un giorno
per cercare te

ai miei bambini

vergini membra di giunco
verdi capelli di grano
figli del mio destino
carezze di marmellata
pianto di rugiada
echi della mia infanzia
nessuno saprà dirvi
mai
quanto vi ho amato

quando ero fanciulla

stagione covata di nulla
quest’età senza età
e ti ho riconosciuta
senza i fiori che avevi un tempo
fra i capelli
senza il verde tuo sangue
che ti arrossava le guance
mi sei danzata innanzi
con ritmi di luna
e l’autunno
ha tinto di lillà
le altissime sponde del fiume
senza pesci è il rumore
che cade
dall’acqua
è quasi un silenzio
ti ho riconosciuta
e l’arco della tua danza
ha reso affannoso ora il respiro
chiamarti ora è inutile
fermarti con alti gridi
nella notte
sarebbe chiamare la morte

alba

si allaccia
con dita tremanti
la pallida notte
al domani

fiocchi di neve

sono le bianche orme di purezze conosciute
sono pensieri candidi di bambini
sono perdoni senza condizioni,
dolori senza rimorsi
sono lacrime di riconoscenza
espressioni di gioie inconfessate
poemi mai scritti
note udite dalla mia anima
chiusa.

nei miei occhi

voglio far collezione di cieli
nei miei occhi
voglio avere tramonti e mattini
nei miei occhi
nuvole e lampi
burrasche e sereni.
nei miei occhi

primavera

un prato in discesa
dei fiori
una corsa
dell’aria nel petto
negli occhi
alla bocca
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