2007

quasi bambina

Inseguo la chimera
di una vita senza età
scandita ormai soltanto
dal mio esserci, ora.
ma esisto ogni momento
e sprofondo veloce
nel mio tempo che scorre:
aspetto una carezza
per non vivere da sola,
domani,
l'elementare follia della vecchiaia
per arrivare innocente alla mia fine
io, ormai quasi bambina

la controra

calma calura di cicale
le formiche erranti in processione
tracciano una storia senza fine,
senza refole tra i rami,
i gelsomini profumeranno ormai
soltanto a sera
e le lucertole scappando
smuovono la terra del giardino,
che è rosa come il sole che la inonda
(Il vento vi ha posato della sabbia)
il mare é fermo all'orizzonte,
sono appena le due del pomeriggio

senza memorie

quante volte sono tornata
dentro i miei ricordi
e quante volte son fuggita via
da loro
quante volte ho finto con me stessa
di aspettare il tuo ritorno
a sera
e quante volte ancora
ho giocato con la vita
per mescolare l'ieri e l'oggi
senza riuscirci mai:
la paura di soffrire e di gioire
mi attira e mi respinge sempre,
meglio sarebbe stato
essere nata ieri,
così, senza memoria

se fossi una circassa

se fossi una circassa avrei degli occhi neri
ed il respiro degli uomini sul collo
se fossi una circassa odorerei di mare
ed i miei passi traccerebbero di rosa
la sabbia appena tiepida,
di sera,
così come il serpente
nel suo cesto di ipnosi,
io ballerei, sonnambula,
e tu mi coglieresti l'anima:
non voglio un suonatore che mi incanti,
ma guardami!
il mio nulla è lucente
come l'orgoglio che mi porto addosso
e che mi rende altissima:
non puoi raggiungermi neppure con un grido
non ti rispondo più,
ma nel mio guscio vuoto e senza fondo
l'eco che mi risveglia,
mi trascina fatale verso quel grande nulla
che ormai raggiungerò serena
nel subito che tarda;
se fossi una circassa
io ballerei sonnambula
e tu mi coglieresti l'anima
e il vuoto che mi aspetta qui ogni sera
sarebbe colmo,
ma ormai.

sento ancora

mi sento ancora dentro
una felicità di ragazza
spinta verso l'avventura
che domani
mi sorprenderà di nuovo
come se la luce che mi ha colto
mi fosse ancora addosso,
un abito cucito su misura
un abbraccio di energia e di amore
una consolazione che mi nasce dentro
al risveglio
ogni giorno

emozioni

gonfia di commozioni
la vita mi trascina
come una cometa,
mi ha cosparsa di lapilli di fuoco
e di luce
abbagliandomi
sempre

fatalità

Non mi trascinerai nella tua piccola tana
nemmeno se per destino tu fossi re ed io regina

Come fare entrare l'ombra nel sole?

meglio essere una larva
un giorno mi dischiuderei ed avrei le ali

mancanza

di te mi mancano
le mani creative sul mio corpo
il seme e la saliva
lo sguardo, la tua voce
il cenno intelligente e complice
la sconfinata nostra confidenza,
il sottinteso amore che sempre ci ha intrigato
nel percorso breve della nostra vita
insieme

panarea

senza coscienza
del tuo destino di bellezza
la tua difesa, la sola
sono i tuoi muri bianchi
l’odore
improvviso
dei tuoi rari fiori
l’immensità che raccogli
nella tua gente bella
nella misurata
tua
piccolezza
isola più di tutte
e più sola
la tua ignoranza è più vita
tu sei soltanto Panarea
ma guarda
il tuo mare è immenso
ed è te.

mattina a panarea

panarea ti vedo fresca
presto al mattino
e le tue luci
oblique e rosee
non scaldano ancora.
libera pulita bianca
presto al mattino
isola senza cultura
ferma nell’oggi
resta così-senza rischi
ferma in quest’attimo azzurro
che mi ha risvegliata
fanciulla

arriva

vieni
corri fra le mie braccia brune-
il sole mi ha svegliata
tante volte
senza che tu apparissi
cè una spuma bianca di mare
per noi
c’è, di là dal monte, un’oasi
di uva nera
lo sai?
dalle tue labbra umide
il succo sgorgherà sulle mie dita
corri,
la sera ci coglierà qui
e senza vento sarà la notte
vieni,
tra poco
il gelo mi ricoprirà-
fai presto.

gondola veneziana alla mostra

falchi l’aria
e i muri
e le prospettive
lama veneziana
uscita dal sale
tra questa polvere
malata
tra gente che guarda
e non sa,
che nemmeno si accorge
che qui
non c’è mai stato
il mare.

aspettando gente alle mostre

é qui che sto covando
l’incantesimo
del mio non essere
mai prima d’ora
avevo visto tanto vento
tra foglie tanto verdi
forse essere già polvere
o lumache
o pesci
sarebbe più importante
meno triste
di questo pallido sogno
in cui mi illudo
di esistere
viva

non so amare

non ho provato
a guardarti negli occhi
finchè si chiudessero
senza vento né colori
né colombi né musiche
nelle loro iridi
non ho provato a sfiorarti
piano le mani
finche si chiudessero
senza ricordi nè fiori
né altre mani né nuvole
nel loro palmo
non ho provato ad amarti davvero.

la mia estate

sguardi limpidi e veri
dolci occhi sognanti
nella luna d’agosto.
non sono mai tornata
per piangere
sulle pietre affumicate
del mattino
domani, volendo
anche la pioggia
laverà i tuoi occhi
lacrime dolci della mia estate

quasi estate

dune di sabbia
per le mie gambe invernali
archi di gioia
tesi nello spazio illuminato
tutto resta immoto
eppure lo so.
sta per aprirsi l’estate

la mia collina

non c’è bisogno di dirsi più nulla.
le parole hanno consunto
la superficie delle nostre mani
ed il respiro che non si trattiene
ha coperto di vento le nostre sponde
le cose che fai – le cose che faccio -
senza parole
sono buchi di brina
lasciami andare
io ritorno sulla collina più verde.
lassù ho lasciato me stessa
un giorno
per cercare te

ai miei bambini

vergini membra di giunco
verdi capelli di grano
figli del mio destino
carezze di marmellata
pianto di rugiada
echi della mia infanzia
nessuno saprà dirvi
mai
quanto vi ho amato

quando ero fanciulla

stagione covata di nulla
quest’età senza età
e ti ho riconosciuta
senza i fiori che avevi un tempo
fra i capelli
senza il verde tuo sangue
che ti arrossava le guance
mi sei danzata innanzi
con ritmi di luna
e l’autunno
ha tinto di lillà
le altissime sponde del fiume
senza pesci è il rumore
che cade
dall’acqua
è quasi un silenzio
ti ho riconosciuta
e l’arco della tua danza
ha reso affannoso ora il respiro
chiamarti ora è inutile
fermarti con alti gridi
nella notte
sarebbe chiamare la morte

alba

si allaccia
con dita tremanti
la pallida notte
al domani

fiocchi di neve

sono le bianche orme di purezze conosciute
sono pensieri candidi di bambini
sono perdoni senza condizioni,
dolori senza rimorsi
sono lacrime di riconoscenza
espressioni di gioie inconfessate
poemi mai scritti
note udite dalla mia anima
chiusa.

nei miei occhi

voglio far collezione di cieli
nei miei occhi
voglio avere tramonti e mattini
nei miei occhi
nuvole e lampi
burrasche e sereni.
nei miei occhi

primavera

un prato in discesa
dei fiori
una corsa
dell’aria nel petto
negli occhi
alla bocca
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