sirena


Ogni sera alle sei e mezzo circa, tornava a casa. Durante il solito tragitto dall'ufficio a via Garibaldi 6, si fermava a comprare il giornale, mezzo filone di pane, mezzo litro di latte, mezzo chilo di mele, due uova e un cesto di insalata, ma un cesto piccolo perché era solo a mangiare.
Era mercoledì; un giorno qualsiasi ma con l'aggravante di essere nel mezzo della settimana, né all'inizio né vicino alla sospirata domenica, alla festa consumata a riposare, a rimettere a posto le due stanze che abitava, sempre con l'intervallo della telefonata alla madre rimasta al paese (come stai? che tempo fa? allora ciao e mi raccomando quello che sai), tre minuti appena a metà costo festivo.
Era mercoledì, appunto. Si sentiva abbastanza bene, non faceva troppo freddo e le strade erano appena inumidite dalla nebbia novembrina. Le luci dei pochi negozi abituali sembravano fioche ed i passanti erano rari e raccolti in sé.
Dal giornalaio una grande civetta reclamizzava una nuova rivista di viaggi, viaggi di sogno, viaggi per tutti, per ricchi e per poveri, per giovani e per meno giovani, per coppie o per singoli. Viaggi alla portata e alla misura di ognuno. La rivista, gli disse il giornalaio, era venduta a un costo promozionale.- La vuole?-
Uscì con quel lieve peso in più sotto il braccio, un pò emozionato e impaziente di potersi sedere sulla poltrona nell'angolo a sfogliare quelle immagini di promesse, dopo aver adempiuto ai domestici riti quotidiani. Girò la chiave nella toppa, una, due, tre mandate.
Una volta in casa accese l'interruttore della luce, si tolse il cappotto, si cambiò le scarpe, sfece i pacchetti e ripose le provviste nel frigorifero. Nel piccolo bagno aprì il rubinetto sul lavandino crettato, si lavò le mani con la saponetta verde acido che gli lasciava sempre addosso un odore di disinfettante, quindi, certo di non aver omesso niente di ciò che da cinquant'anni gli veniva amorevolmente imposto di fare, si sedette, tirò un grande sospiro di soddisfazione e si mise a sfogliare la sua rivista. Le prime pagine erano piene di pubblicità: piscine gigantesche ai bordi di giardini pettinatissimi ed esuberanti, la marca di una birra bevuta freddissima sulla riva del mare, alcune seggiole da giardino pesanti e complicate, ombrelloni di paglia sfrangiata, olii abbronzanti che promettevano una pelle color cioccolato e, via via che le pubblicità si esaurivano, finalmente ecco delle immagini di città: Vienna, le sue costruzioni settecentesche, il suo parco nel cuore stesso della città, i suoi caffé dai quali sembrava uscire la musica di un trio femminile (Strauss?); Venezia specchiata nell'opacità della sua laguna, le chiese levantine di zucchero, i ristoranti dai nomi per lui strani, e ancora delle maschere di cartapesta. Continuò così, tra l'ammirazione e la noia, forse lievemente deluso: si era aspettato molto di più da quella trasgressione, dal piccolo lusso di quell'acquisto non previsto nel suo bilancio.
Ora gli occhi gli si chiudevano quasi, un torpore senza desideri e senza speranze lo avvolgeva tutto, quasi proteggendolo da impossibili sogni di avventure. Allora, dentro la sua mente "vide" ciò che forse si era aspettato di trovare nelle pagine lasciate aperte sulle ginocchia: si trovava all'improvviso in una piccola città bianca; qualche costruzione spagnoleggiante ed aguzza si stagliava contro un cielo estremamente blu. Camminava felice nelle piccole stradine; bancarelle colorate esponevano la loro miracolosa mercanzia: "pescado", questo invito era un canto: "pescado, buscate, buscate"; all'angolo, proprio accanto ad un piccolo caffé con dei tavolini nella strada, una giovane donna bruna dagli occhi brucianti era ferma ad attendere qualcuno.
Le rondini, bassissime, scandivano con i loro gridi la sera in arrivo. Lunghe ombre azzurre proseguivano l'architettura neogotica delle case bianche, la ingigantivano e la allungavano sulle strade, ammorbidendola sugli scalini bianchi e gonfi di calce, deformandone le linee rette, quasi che un Gaudì si stesse divertendo a reinventarla. "Pescado, buscate, buscate".
In fondo, una piazzetta ombrosa: alberi che la sera rendeva più che mai profumati offrivano alla vista e al tatto fiori vellutati e grandi, miracoli che la mattina dopo sarebbero scomparsi, per riapparire ancora e ancora tutto l'anno nel fresco meritato del tramonto. Si incamminò verso la luce rossastra e netta che lo attendeva in fondo: un orizzonte di acqua viva e lucida, un odore di iodio e di alghe, il fruscio delle rare onde che si abbandonavano languidamente sulla riva, ritmicamente come un lungo amplesso, ancora e ancora. Ancorate a delle boe azzurre, alcune barche di legno, decorate con colori sfacciati e bellissimi, si dondolavano, invitanti. Una soprattutto lo colpì, sulla fiancata vi era disegnata una sirena, una figura opulenta di donna con la sua lunga coda argentata di pesce, gli ingenui colori del rosa, del giallo e del celeste la rivestivano di serenità. Due scalini semisommersi nell'acqua, scivolosi, rendevano possibile salirci sopra. "Sirena", era scritto a poppa. Più tardi ci sarebbe andato e forse ci sarebbe rimasto a lungo. Per sempre?
Il suono dei suoi passi gli sembrò per un attimo raddoppiato. Si voltò senza alcuna paura; l'incognito, in quella dimensione immaginaria, gli sembrava straordinario. Dietro di lui, languida e sorridente, la donna dagli occhi di brace camminava con il ritmo dei suoi stessi passi, un duetto scandito nel silenzio e nei profumi dell'aria. Non se ne meravigliò. Non aveva forse sempre dovuto scancellare proprio questo sogno?
Piano piano riaprì gli occhi; intorno a lui la stanza era semibuia, il frigorifero faceva il solito rumore, ora sì, ora no, e così da sempre. Si alzò con il cuore che batteva ancora forte, ma senza nostalgia per il sogno appena fatto. Automaticammente, nonostante fosse tardi per uscire, andò verso la porta di ingresso e l'aprì. Non si voltò indietro per chiudere con le solite tre mandate a chiave. Scese le scale tranquillo e finalmente bellissimo. Aprì il portoncino scrostato e si lasciò alle spalle l'ingresso buio e umido. Fuori, la luce intensa e blu della sera lo avvolse tutto. Respirò il profumo dei grandi fiori notturni, scese lentamente i tre gradini lambiti dall'acqua marina, scavalcò la fiancata di legno della Sirena (che odorava ancora del sole che l'aveva scaldata durante tutto il giorno), godette del dondolio morbido e silenzioso delle onde lievi contro la barca, tese la mano alla ragazza dagli occhi di brace. Si sedettero accanto. Con calma e sapienza sciolse il nodo della cima che tratteneva la barca alla sua boa colorata, mise i remi negli scalmi, sorrise, sorrise, sorrise ed infine ridendo prese il largo con la ragazza.