ingegnere

Una strada affollata, clacson che suonano, traffico scomposto e incrostato di caldo. E' la città estiva. Ad un incrocio, un uomo dagli occhi marroni come le castagne, la pelle ambrata e le mani lunghe e bellissime, ferma le macchine e si offre di pulire i cruscotti. Tanti rifiuti, sgassate impertinenti, qualche vetro da pulire, "in fretta, dai", qualche mancia buttata là, commenti razzisti o pietisti, mai uno sguardo da essere umano a essere umano.
Dall'altro lato della strada un uomo è fermo e, rivolto verso la sua parte, "ingegnere", chiama. Un tuffo al cuore. Chi lo riconosce? Qualcuno per cui anche lui ha un nome, un titolo, una vita? Guarda verso la persona che ha chiamato, sorride, gli occhi intelligenti orgogliosi, lo sguardo dritto di chi ha dignità e sicurezza. E' un attimo. L'uomo, dall'altra parte della strada, ha trovato il "suo" ingegnere, gli sta stringendo la mano. Si era sbagliato, ormai in questa terra così straniera, così estranea, così ignara dei suoi nuovi abitanti, i vù cumprà, i pulisci vetri, e mille altri, lui, come tutti, non ha nome, è un "ei, tu", un accattone senza dignità, ipotetico ignorante extracomunitario, rubalavoro, drogato, ladro, stupratore, nessuno.
Eppure lo aveva chiamato: "Ingegnere..."proprio come lo chiamano al suo paese, perchè lui è davvero un ingegnere.