a tutto tondo

arriva un certo punto, in là nel percorso della vita, in cui con grande meraviglia e direi giorno per giorno, accade di rivedere in sé stessi, somaticamente e profondamente, i tratti e gli atteggiamenti delle persone che ci hanno preceduti e che amiamo: abbiamo creduto da sempre di essere diversi da ognuno della nostra famiglia, lo abbiamo ribadito, dimostrato come una bandiera individuale, capace di farci prendere quella necessaria distanza che sola ci ha permesso di crescere nella nostra individualità, quasi sempre reale, a tratti presunta.
Ora, piano piano, accade che le mie mani si muovano, si modifichino e ricordino quelle di mio padre, il mio volto si spogli dalle espressioni forti che nascevano dal profondo orgoglio della giovinezza, e divenga più nudo, più puro, senza presunzione di bellezza, almeno quel genere di bellezza ormai divenuto o ridicolo o inutile, e lasci ora trasparire le mie origini nordiche, l'espressione innocente di mia madre. Una somma di persone, una genealogia che appare evidente, quasi una visione dell'aspetto che avranno anche i miei figli, un lontano giorno: ora so che ci saremo dentro tutti, tutto il grande numero di persone che hanno partecipato al labirinto genetico che li ha formati esattamente così come sono, e che solo così potevano essere. Questa strana e inattesa metamorfosi mi lascia perplessa, felice, mi fa sentire non più una persona così singolare da essere anche sola, ma il frutto sempre miracoloso di tante piante che mi hanno formato: ora so che ero prevedibile.