solitudine

Ricordo la visione della splendida terrazza su, alla terra murata, un panorama intenso ed espanso, a 380 gradi, tutto tondo fino a Napoli, Capri, Ischia, la zona flegrea, la piccola isola di Procida in un pugno, sotto di noi. La sera sta arrivando, una sera estiva e tarda, con lunghe ombre che disegnano il primo refrigerio dopo tanto sole. Il cielo si fa blu cobalto, il mare intenso e luccicante, le prime luci si accendono nei golfi che lo sguardo raggiunge da quell'altezza. Pace, bellezza, brezza, un buon vino bianco nel bicchiere, un sorriso dato più a me stessa che agli amici, un compiacimento quasi finale, come un punto di arrivo, una distensione dell'anima. Guardo intorno le case vecchie e bellissime scomposte sotto di noi. In una terrazza grigia, si apre una porta nel buio, una porta verso un nulla. Seduto su una strana seggiola un uomo non più giovane ma non ancora vecchio, rimane a lungo seduto, con le gambe rialzate da uno strano marchingegno. Guarda anche lui l'immensità intorno, forse la guarda più immobile di me, chissà se ha anche lui un'invasione di pace nell'animo. Guardo, attratta senza sapere perché, vorrei essere lì anche io. Mi rendo conto che la strana sedia è una carrozzina da disabili, ampliata per sostenere in alto delle gambe nascoste da un lenzuolo sporco, sgualcito, come quelli che coprono i corpi delle vittime degli incidenti, per le strade. L'uomo rimane immobile mentre la luce cala sempre di più. Guarda silenzioso, triste, guarda sempre laggiù, sicuramente oltre il luogo che i miei occhi, anche se sono più in alto di lui, possono arrivare a vedere, guarda oltre i suoi sogni, al di là delle sue speranze, ben oltre la sua vita stessa, verso il luogo immaginario dove tutto diviene nulla e il nulla è luce. Poi, passato del tempo, quando la luce della controra sta cedendo lo spazio al quasi buio, l'uomo gira le ruote della sua carrozzina e, faticosamente, come una sconfitta, come dopo un'attesa vana, un'altra giornata in cui tutto è rimasto uguale, come forse fa ogni sera, rientra con manovre difficili dentro la porta aperta verso il buio, si inoltra nell'antro che sembra vuoto, si lascia ingoiare dalla sua notte solitaria, angosciosa, dove forse il sonno sarà profondo come quello di un animale nella sua tana, profondo come la sua solitudine assoluta.