sguardo a ritroso

Ho sempre proiettato la mia vita verso il futuro, dall’oggi in poi, massimo dall’ieri. Ora, forse per la mia età, quasi all’improvviso la storia, quella relativamente recente, quella che mi include, quella dei film in bianco e nero, dei primi video, di certe immagini dei documentari disturbate dai drop out, dell’odore di trementina, dei rumori di scale salite e scese, di piatti smossi in cucina, della sensazione di provvisorietà nella sperimentazione degli anni’70, SONO diventati quasi tutta me. E preferisco ancora le cose imperfette a quelle perfette, credo che anche l’amore si accenda dalle imperfezioni della persona amata, le imperfezioni identificano non solo le persone ma anche le opere d’arte, l’architettura e il cinema, il corpo e i ricordi, le imperfezioni si rivelano importanti solo andando indietro nei ricordi della propria storia, perché nel presente tutto appare bello o brutto, o è perfetto secondo noi o non ci interessa. Forse perché sono una persona che ha sfiorato chi ha fatto la storia dell’arte, ho contribuito anche io come tutti a far essere quegli anni così come sono rimasti nei miei ricordi, a disegnare proprio quella storia che ora mi lievita dentro e che mi turba con una insolita nostalgia per le immagini che ci circondavano, immagini meravigliose, provvisorie e imperfette. Sento un disagio nel vivere una realtà che ci trascina in avanti, senza darci alternative, verso l’alta fedeltà, la “perfezione” che spesso è spietata. Mi meraviglia che in un mondo che si auto definisce “avanzato” non ci sia altra via se non il ricordo per rivivere i momenti che hanno inciso le sensazioni che racchiudiamo in noi, che fanno di noi quello che siamo, che sono noi, che SONO io.
Finche avrò nuovi punti di vista sarò senza età.